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DAL “NEBIOLO” DI NEIVE AL BARBARESCO

1742

Manfredo Bongiovanni, Conte di Castelborgo ritenne doveroso riprodurre la “Cassina di S. Stefano” nel Cabreo dei beni di famiglia.

Stefano doveva essere un Santo molto caro alla famiglia, se anche il loro altare presso la chiesa parrocchiale era ad esso dedicato. 

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1767
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L’Architetto Giovanni Antonio Borgese, amministratore dei beni dei Castelborgo, scrive nel suo inventario: 
“produzione di vino negro ammonta a brente (= storica  misura di capacità piemontese pari a 50 litri) 536 delle quali 100 di “Nebioli” della “Cassina di S. Stefano”.
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Significa che già allora i Castelborgo o i loro responsabili avevano capito che il Nebbiolo di Santo Stefano era unico, meritevole di essere vinificato e conservato a parte dagli altri. 

1802

Nasce Camillo Bongiovanni di Castelborgo.
A lui si devono sicuramente i contatti con il  famoso Enologo e commerciante Louis Oudart, come  ormai ampiamente dimostrato e ben raccontato con dovizia di particolari nel libro edito da Slow Food Editore:  “Louis Oudart e i vini nobili del Piemonte” di Anna Riccardi Candiani.

1826

Louis Oudart arriva in Italia ed inizia la collaborazione ai Tenimenti Reali di Pollenzo con il Generale Staglieno, allora considerato grande enologo.

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1861

Louis Oudart produsse nelle nostre cantine un «Nebiolo di Neive 1857» che vinse una medaglia d’oro  in occasione della Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861, voluta da Quintino Sella,  alla Stazione Leopolda. L’Esposizione venne inaugurata dal Re Vittorio Emanuele II il 15 settembre 1861 e rimase aperta fino all'8 dicembre.

1862

Louis Oudart ottenne la medaglia d’oro alla Esposizione internazionale di Londra con un Nebiolo di Neive del 1858, e fu la sua consacrazione. Purtroppo è anche l’anno di morte di Camillo di Castelborgo al quale succedono la seconda moglie, Luigia Candiani di Olivola e la figlia Eleonora ed i beni vengono gestiti da curatori esterni.

1904

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Nel Castello di Neive la Contessa Eleonora d'Harcourt Castelborgo, figlia di seconde nozze di Camillo di Castelborgo con Luigia Candiani di Olivola, produsse la bottiglia di Pinot di Neive che ancora oggi custodiamo gelosamente. 

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1925

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La stessa Contessa d’Harcourt-Castelborgo produsse la bottiglia di “Nebiolo” di Neive ancora oggi conservata in cantina.

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1933

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Viene ampliata la zona di produzione del vino Barbaresco, inserendo anche i vigneti di Neive, novità  fortemente osteggiata dagli abitanti di Barbaresco e Treiso, allora unico comune di Barbaresco. 

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1934

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L’atto costitutivo del Consorzio dei vini pregiati “Barolo e Barbaresco”, oggi confluito nel Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.  Primo presidente fu il Conte Gastone di Mirafiori Guerrieri, e vicepresidenti furono Giuseppe Cappellano e Guido Riccardi Candiani  che si conferma parte attiva sia per l’azienda che per l’intero territorio. 

1937

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E' del 1937 la prima bottiglia, ancora oggi conservata in cantina, che porta in etichetta il nome Barbaresco.

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1963

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Giacomo Stupino e suo fratello  Domenico, acquistano il Castello e parte dei suoi terreni.

Ai vigneti già di proprietà della famiglia, si vanno ad aggiungere Marcorino,“i Cortini” ed il gioiello Santo Stefano, monopole aziendale.

 

1964

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Sulla  prima bottiglia etichettata dalla famiglia Stupino con il marchio «Castello di Neive», compare già in etichetta il «cru Santo Stefano» e la cornice decorativa intorno al Castello stilizzato.

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1976

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Inizia il progetto della selezione clonale dell’Arneis.

A Italo Stupino, all’amore per sua moglie ed alla predilezione di questa per i vini bianchi dobbiamo  i maggiori sforzi per la selezione clonale e per il miglioramento qualitativo del vitigno Arneis. 

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1979

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Quando l’Arneis sta ancora nascendo, Il Barbaresco Castello di Neive arriva già in California,  negli Stati Uniti, mercato ormai maturo e pronto ai grandi vini italiani. La Almaden imports con il marchio Charles Lefranc cellars  e poi la William Grant, importeranno e distribuiranno i nostri Barbaresco per molti anni.

1983

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L' Arneis Castello di Neive segue il Barbaresco negli Stati Uniti, grazie anche alla fama che questo aveva già raggiunto oltreoceano.

La famiglia Stupino chiese di allargare (come avvenne per le isole di Serralunga e Santa Vittoria nel Moscato d’Asti)  la zona della DOC Roero anche a Neive in virtù dei meriti acquisiti con la selezione clonale. Ma la domanda non viene accolta, quindi la prima annata è etichettata come vino da tavola Arneis 1982 e così ancora per molti anni.  

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1991

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L’Arneis si affianca al  Barbaresco ed insieme vengono esportati in Giappone. I raffinati palati giapponesi apprezzano molto l’eleganza di questi due grandi vini piemontesi, come in futuro anche quella del Langhe Pinot nero. 

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1990

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Il ricordo di bottiglie di Pinot nero prodotte da papà Giacomo con uve acquistate dai Riccardi-Candiani e la possibilità di sfruttare le cantine sotterranee del Castello per la rifermentazione, invogliano Italo e Giulio a piantare due diverse vigne di Pinot nero: una pensata per un vino rosso, l’altra per uno spumante “blanc de noir” metodo classico lungo.

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1997

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Una prima ristrutturazione delle cantine storiche del Castello porta nuovi serbatoi in acciaio dotati di impianti automatici di rimontaggio. Essi vanno a sostituire vecchi contenitori in cemento la cui distruzione porta alla scoperta di un vecchio - bellissimo - infernotto sotterraneo. Nello stesso anno vengono anche sostituite le botti di rovere di slavonia con quelle più delicate di rovere francese.​

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1990-2000

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La collaborazione con uno stimato consulente, il Dott. Giancarlo Scaglione, arricchisce la produzione del Castello di Neive e permette di iniziare a produrre alcuni nuovi vini che riscuotono subito notevole successo, tra cui i due pinot nero di cui abbiamo già parlato. 
Nacque anche la Barbera d’Alba “Rocca del Mattarello”, da una piccola e vecchia vigna le cui uve erano affinate in barriques per un anno. 
Con l’estirpo del vigneto, questo vino lascerà il posto alla Barbera d’Alba Superiore. Nasce infine un vino passito da uve Arneis, lasciate appassire naturalmente sui filari. 
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1999

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Al fattore e cantiniere storico,  Natale “Talin” Brunettini, dopo decenni di preziosa collaborazione (e con lui la moglie Maria e la figlia Ornella che è ancora oggi in ufficio),  viene affiancato un Enologo, Claudio Roggero che poco alla volta si prenderà cura della cantina, dei vigneti, dei noccioleti e diventerà a sua volta direttore dell’azienda.

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2001

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Italo Stupino, che fino ad allora aveva condiviso la cura dell’azienda di famiglia con il fratello Giulio e le sorelle Anna e Piera,  prende in mano la gestione completa della tenuta. Si impegna a tempo pieno abbandonando poco alla volta altre attività e pone le basi per il  futuro del Castello di Neive.

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2003

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L’Albarossa: viene estirpato uno dei vigneti più caldi e ben esposti del Castello, sulla collina di Marcorino. 
Al momento del reimpianto viene deciso di dedicarne una parte alla Barbera d’Alba Superiore ed una parte ad un nuovo vitigno consigliato ad Italo dall’amico e compagno di Liceo Roberto Paglietta, diventato Professore di Coltivazioni Arboree all’Università di Torino. 

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2008

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Parte delle uve Nebbiolo da Barbaresco provenienti dalla sottozona Gallina viene vinificata in purezza e nasce il Barbaresco Gallina, destinato in gran parte al mercato nazionale.

2012

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E' un anno molto importante per la nostra azienda: nuovo importatore per gli Stati Uniti, nuova cantina tecnica e fine della vendita di uve di Santo Stefano a Bruno Giacosa. 

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Italo Stupino e Leonardo Locascio si accordano per la distribuzione in tutto il territorio nazionale USA di molti dei vini Castello di Neive attraverso la Winebow – Leonardo Locascio Selections. Questa non poteva rimanere senza il Barbaresco Santo Stefano sino ad allora fornito da Bruno Giacosa, con cui aveva interrotto la collaborazione durata decenni.

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2012


Italo capisce che le cantine storiche del Castello di Neive, seppure bellissime e pregne di storia, non sono più il luogo ideale per la fermentazione e l’imbottigliamento dei nostri vini.   Lui e Claudio sono consapevoli dei limiti logistici imposti dalle strutture del Castello e la necessità di servire Winebow li convince definitivamente. Riescono in 6 mesi ad attrezzare una nuova cantina, seguendo tutte le indicazioni dei nostri tecnici e consulenti per raggiungere il massimo in termini di efficienza e di aggiornamento tecnico. 

2012

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Al 17 agosto 2012 sono pronti per ricevere le uve di Pinot nero per il Metodo Classico.   

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Negli anni successivi si renderanno conto di quanto la scelta fu giusta, ritrovandosi ad avere risultati migliori, pur con le stesse attenzioni di prima, anzi con minor tempo e minor fatica. 


Da allora sfruttiamo le caratteristiche della nuova cantina  per produrre un nuovo vino, il Barbera d’Alba senza solfiti aggiunti che in pochi anni è diventato un nostro fiore all’occhiello, utilizzato anche durante le lezioni di enologia all’Università come esempio didattico.

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Nella stessa vendemmia 2012, senza preavviso, la cantina Bruno Giacosa, storica acquirente di parte delle uve Nebbiolo di Santo Stefano, decise di non produrlo più.

Alla base della decisione forse la nuova legge sulle menzioni geografiche per cui l’uso del nome vigna in etichetta è riservato al vinificatore delle proprie uve, forse scelte strategiche...  
Da parte nostra, veniva ad interrompersi l’accordo tra gentiluomini siglato verbalmente tra Bruno Giacosa da una parte e Italo e Giulio Stupino dall’altra.

 

Da questo momento in poi, il nome del “monopole” Santo Stefano sarà riservato alle sole etichette del Castello di Neive.

2015

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Le settecentesche Cantine del Castello vengono ristrutturate per consentire la perfetta maturazione nel legno di tutti i nostri vini più importanti, in particolare il Barbaresco. Qui vengono trasportati a fine fermentazione e trovano quiete, umidità e temperatura ideali per l’affinamento. Nell’occasione si scopre anche una ghiacciaia nella quale archiviamo tutte insieme le bottiglie storiche di Barbaresco da noi prodotte.

 

2016

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E' l'anno della ristrutturazione della “Casetta”, centenaria costruzione nel giardino del Castello di Neive.    

Essa è così diventata il punto di partenza per le visite alle  nostre storiche cantine e luogo ideale per la degustazione di tutti i vini da noi prodotti, serviti sempre alla giusta temperatura da Sommelier diplomate e ben informate.

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2016

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Viene siglato un nuovo storico accordo tra Italo Stupino ed un grande distributore; l’intera gamma dei nostri vini entra a far parte del catalogo Sagna SpA per tutta l’Italia, insieme ad alcuni tra i più grandi vini e distillati del mondo.  
Finalmente i nostri vini sono presenti nei migliori locali ed enoteche della nazione, e noi possiamo dedicare tutte le nostre energie a produrre sempre meglio.

 

2017

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L'anno di nuovi investimenti: nuova pressa soffice, nuova diraspatrice e, infine, nuova linea di imbottigliamento. Tutte le attrezzature sono state scelte perché insieme possono aiutarci ad ottenere vini più eleganti, freschi e rispettosi dell’uva di partenza.

Approfondimenti sulla storia dei vini 

APPROFONDIMENTI STORIA VINI
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Produsse nelle nostre cantine un «Nebiolo di Neive» che vinse una medaglia d’oro  in occasione della Esposizione Internazionale di Londra nel 1862.

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VIGNA DI  

SANTO STEFANO

Già nel 1742 Manfredo Bongiovanni, Conte di Castelborgo ritenne doveroso riprodurre la “Cassina di S. Stefano” nel Cabreo dei beni di famiglia. 

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STORIA

DELLE ETICHETE

Ricorda Italo Stupino: «Fui invitato ad una cena con Veronelli; non avevamo ancora stampato le etichette, quindi presi le bozze e le ritagliai a mano. 

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L'ARNEIS

Per capire bene tutta la storia occorre percorrere alcuni secoli, da Asti al Roero, ma con una tappa importante a Neive. 
 

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IL PINOT NERO

Il Pinot Nero è fra le uve più antiche di cui si hanno notizie storiche e la sua terra di origine è molto probabilmente la Borgogna.

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L'ALBAROSSA

L’Albarossa è un vitigno a bacca nera realizzato dal Prof. Giovanni Dalmasso (1886 - 1976)  nel 1938 a Conegliano Veneto. 

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