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LA STORIA DELLE NOSTRE ETICHETTE 

Il ricordo di Italo Stupino:


«Fui invitato ad una cena con

Luigi Veronelli; non avevamo ancora stampato le etichette, quindi presi le bozze e le ritagliai a mano.  

 

A causa del mio doppio lavoro arrivai in ritardo e, non essendoci più posto, mi fecero sedere vicino a Gino, che ancora non conoscevo.

 

Quando mi chiese quante bottiglie avevo etichettato di quel vino dovetti rispondere: ….4 !!     


Da quel giorno diventammo amici e lo restammo per sempre.

Ma come nacque e come si è evoluta la nostra etichetta?  

Chi ce lo può raccontare se non Italo?

 

“Lo Stile Impero, stile neo-classico, raggiunse tutto il suo massimo splendore durante l’impero di Napoleone e conobbe in Italia una vita straordinariamente lunga fino al 1850 ed oltre,  conseguendo di fatto una penetrazione capillare e trasversale e giungendo ad arredare l’abitazione di ogni strato sociale".
 

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Lo stile Impero Retour d’Egypt

Nelle nostre case siamo stati abituati a vivere con mobili Impero che ci venivano dai bisnonni sia paterni che materni. Inoltre il salone principale del Castello ha le pareti decorate in Stile Impero Retour d’Egypt, con sfingi a ricordare la campagna d’Egitto di Napoleone e, sia tavoli che sofà, sono Impero.
Sono sempre stato attratto dall’eleganza sobria e misurata, dalla linearità delle superfici e delle colonne, dalla bellezza dei bronzi dei mobili Impero.

L'etichetta

studiata da Italo

Quando nel 1964 decisi di far stampare le prime etichette del nostro Barbaresco fui attratto dal fregio in bronzo delle colonne di un secrétaire di casa;

 

lo ricalcai e lo consegnai al grafico. I caratteri dell’etichetta furono l’Augusteo o simili, la bottiglia quella bordolese, la più lineare e senza le bombature della Borgognona o dell’Albeisa.

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Ecco come è nata e come è evoluta l’etichetta

Castello di Neive. 

La prima incisione del Castello fu eseguita da Marcello Peola ed accompagnò i nostri vini degli anni ‘60 e ‘70.


In seguito venne quella di  Franco Bruna, negli anni ‘80.

​

Infine, negli anni ‘90, quella di

Vinicio Perugia, utilizzata ancora oggi

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